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Bentivogli: Landini parla alla sinistra radical chic

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Intervista  
di Rosalba Carbutti al Segreterio Generale Fim Cisl Marco Bentivogli
su QN – il Resto del Carlino, La Nazione e il Giorno

 

L’alter ego Cisl: operai delusi “la Fiom piace solo nei salotti”
Bentivogli, Segretario Fim: Landini parla alla sinistra radical chic

 

Maurizio LANDINI scende in politica? Vorrà dire che intercetterà i voti radical chic».

Marco BENTIVOGLI (nella foto), giovane leader dei metalmeccanici Fim-Cisl, all’idea del numero uno della Fiom dall’altra parte della barricata, affila le armi.
Dire che le tute blu non voteranno Landini leader politico pare esagerato...
«Una coalizione sociale sul modello Tsipras o Podemos in Grecia e Spagna ha alle spalle i movimenti, qui più che le fabbriche scalda la sinistra dei salotti radical chic».
Insomma, gli operai gli volterebbero le spalle?
«Gli operai diffidano sempre di un sindacato che gli dice per chi votare. E il loro voto è stato saccheggiato dal populismo e dalla destra xenofoba. In tanti alle urne hanno scelto Grillo o la Lega».
Quale futuro per il Landini politico?
«Prima di parlare di questo, un avvertimento».
Dica.
«Se fonda un partito o qualcosa di simile, i miei auguri sono autentici. Ma ovviamente deve lasciare il sindacato. Mica può indossare due giacche contemporaneamente. Altrimenti replicherà la parabola di Renata Polverini, ex leader Ugl, diventata poi governatrice del Lazio, grazie ai talk show».
Chi glielo impedisce?
«Lo Statuto della Fiom (ma anche il nostro) prescrive l’autonomia del sindacato da partiti e formazioni politiche».
Landini, però, ieri ha fatto una mezza retromarcia, dicendo che non prenderà nessun impegno partitico o elettorale. 
«Però ha parlato di coalizione sociale. E il piede in due scarpe fa comunque perdere credibilità a tutti».
Anche la Cgil ha alzato il tiro («Il sindacato non è un partito»).
«Giusto. Visto che abbiamo diverse vertenze comuni, la Cisl non ha intenzione di prendere parte al cantiere politico di Landini né a quello di qualsiasi altro. Quindi elimini ogni ambiguità: o la politica o il sindacato».
Un aut aut. 
«Certo. Già mi sembra scandaloso che in Rai la presenza del leader Fiom rispetto alla mia sia di venti a zero. A maggior ragione se la presenza tv accende i riflettori sulla carriera politica personale di un leader sindacale».
La sovraesposizione aiuta.
«Ho conosciuto Landini nel 2000: era un’altra persona. Poi ha ceduto a una deriva gastro-mediatica che lo ha portato a parlare più allo stomaco delle persone che non a raggiungere risultati sul campo».
In che senso?
«Beh, fa il predicatore di eroiche sconfitte, ma poi nelle fabbriche perde consensi. Doveva occupare le fabbriche? Neanche una. Gli operai guardano al lavoro… e anche quelli iscritti alla Fiom godono di aumenti salariali grazie agli accordi firmati da Fim e Uilm».
Quindi auspica una fuga dal sindacato dei duri e puri?
«Mi dispiace che una grande organizzazione si plasmi al sindacalismo da intrattenimento. Non è un caso che alla Fca di Pomigliano la Fim-Cisl sia risultato il sindacato più eletto».
La Fiom non partecipava…
«Si è autoesclusa, ma abbiamo avuto il 90% di partecipazione. Ciò significa che gli uomini di Landini hanno sostenuto un’altra organizzazione nel segreto dell’urna. E, comunque, i dati parlano chiaro. Nel rinnovo di Rsa e Rsu in Alcoa, Ilva, Ast, Indesit, AugustaWestland e Finmeccanica noi siamo davanti».
Che cosa ha sbagliato Landini?
«Troppa tv e salotti, è diventato prigioniero dei talk show e dei nobili decaduti della sinistra radical».
Ha qualche ‘prova’?
«Nella notte delle trattative all’Ast di Terni Landini mollò il tavolo per andare a Ballarò. Il giorno dopo, invece, non andò all’assemblea perché era stato invitato da La7».
In fabbrica come si commenterà la deriva politica di Landini?
«I lavoratori si sentiranno traditi. Il sindacato per rilanciarsi dev’essere orfano dei collateralismi con la politica. Ormai c’è troppa disaffezione… meglio distinguersi».
«Landini ha perso la battaglia sindacale perciò è scontato che si butti in politica». Renzi, allora, ha ragione?
«In effetti, il leader Fiom è il primo segretario del sindacato a non aver firmato un contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici».
Con quali effetti?
«Questa deriva politica aumenterà la spaccatura dei metalmeccanici. E addio unità sindacale».
Rosalba Carbutti