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Nasce Giulia, con motore a trazione sindacale

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ALFA ROMEO

Nasce Giulia, con motore a trazione sindacale

di Ferdinando Uliano segretario nazionale Fim CislDiario del lavoro 25 giugno 2015

Quando il 30 ottobre 2012 al Lingotto Marchionne ci presentò il piano per “cuori forti” decidemmo come Fim-Cisl che l’alternativa alla chiusura di due stabilimenti era una sfida da cogliere e da condividere, perché ne andava del futuro degli oltre 66.000 lavoratori degli stabilimenti italiani. Fu quello l’incontro in cui si decise il rilancio del marchio Alfa Romeo made in Italy. Un piano che ridisegnava le produzioni degli stabilimenti italiani, costruendo auto di alto valore, con i migliori brand del gruppo, in grado di aggredire i mercati esteri in crescita, riempendo  così di lavoro le fabbriche italiane.  Alle due Maserati in produzione da lì a pochi mesi, nel rinato stabilimento di Grugliasco, si partiva immediatamente con un nuovo investimento di oltre un miliardo di euro nello stabilimento di Melfi, che avrebbe portato dopo diciotto mesi alla nascita della Jeep Renegade e della 500X.

A seguire il progetto Alfa Romeo con lo sviluppo di ben otto nuovi modelli e la produzione a Mirafiori del Suv Maserati Levante.  Come Fim-Cisl decidemmo di verificare passo passo l’impegno con noi preso.

Nel paese il dibattito invece fu orientato dal posizionamento politico della Fiom di Landini, che liquidava come fallimentare il piano degli investimenti, banalizzando l’impegno su Melfi considerandolo inadeguato a dare lavoro ai 5300 lavoratori lucani e invitando il governo a costringere Fiat a cedere il marchio Alfa. E oggi che a Grugliasco  lavorano 1.700 lavoratori in più rispetto ai 1.000 allora occupati, e che a Melfi ci sono stati ai 2.100 nuovi ingressi, i più grandi oppositori ai nostri accordi e alle nostre scelte tacciono…continua  a leggere su Diario del Lavoro

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