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Alcoa, guai a gettare la spugna – l’Unità

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di Marco Bentivoglil’Unità 24 agosto 2016

Il comunicato Alcoa di lunedì è sintomatico della gravità della situazione ma anche della poca serietà delle multinazionali. Non è assolutamente vero che Alcoa , in questi quattro anni, dalla chiusura dello smelter, abbia collaborato con il Governo alla ricerca di un nuovo acquirente; Alcoa ha impedito sia la visita dello stabilimento, che la due diligence a qualsiasi nuovo investitore. Per questo è necessario che il ministro Calenda e il Premier Renzi prendano rapidamente in mano la situazione giunta ormai oltre ogni limite della disperazione. Il programma annunciato il 3 agosto scorso dal ministro, prevedeva la ricerca di nuovi investitori a fine di questo mese. Questo programma va confermato. Dopo due anni passati nell’attesa di una risposta di Glencore forse non arriverà mai. In realtà Glencore da tempo beneficia attraverso gli strumenti per ridurre il costo dell’energia predisposto grazie alla vertenza Alcoa per tutti gli energivori.

Schema ulteriormente perfezionato per ridurre, ulteriormente il costo dell’energia e peraltro asseverato da Bruxelles e che porta l’energia al prezzo più basso d’Europa a circa 25,7 euro MW/h utilizzando gli strumenti che in tutt’Europa si utilizzano.Dopo anni in cui Almunia applicava le regole sulla concorrenza e gli aiuti di stato con rigore verso l’Italia e con manica larga verso gli altri paesi. A quanto sappiamo, Alcoa è stata convocata al MiSE per dare spiegazioni, non basta, auspichiamo che rettifichi la propria posizione agevoli il restar delle produzioni.

Nel Sulcis la situazione é già gravissima in autunno si rischia la disperazione totale alla fine della copertura degli ammortizzatori sociali. Questa vertenza simbolo, che ha visto l’avvicendamento di ben quattro Governi che dichiararono da subito”strategica la produzione di alluminio”, in un paese che subito dopo, ha cessato di produrlo. Simbolo dell’Italia anti-industriale in ritardo su energia e infrastrutture, della parabola delle multinazionali irresponsabili, come Alcoa che cedette i pezzi più pregiati dei suoi assets per investire i proventi in Lehman Brothers e bruciare tutto in poche ore nel crack del settembre 2008. A Portovesme si produceva alluminio della Ferrari e dopo l’accordo del maggio 2010 si doveva investire per efficientare l’impianto e migliorare ulteriormente la qualità delle produzioni. Tutto saltato, dall’inizio del 2012 con una email si annunciava la chiusura. Troppi finti acquirenti, salvatori della patria o benaltristi si sono affacciati su questa vertenza, vanificando ogni volta la generosità dei lavoratori del Sulcis e l’impegno costante del sindacato. Ci sono bilanci veri da fare , senza infingimenti né sconti. in Sardegna le vertenze industriali non hanno mai soluzione. Ripartiamo da qui, nessuno vuole puntare il dito  ma ci sono problemi strutturali che van risolti insieme e che consiglierebbero più concretezza a tutta la politica perchè il futuro per i ragazzi sardi non sia disperazione e valigia in mano. Se vogliamo parlare di ripresa, ripartiamo dal Sulcis, Per questi ragazzi non possiamo perdere , tentare ancora con alluminio, poi cercare una soluzione industriale qualsiasi ma vera, qui nessuno vuole assistenzialismo. Forse non esiste più la classe operaia, ma di cero i lavoratori di Portovesme che ho incontrato sono un bell’esempio dell’Italia migliore, combattiva, onesta e solidale. Nel presidio, davanti allo stabilimento , dal 3 maggio 2014, si lotta , sta insieme , giorno e notte soprattutto ci si aiuta tra persone  in difficoltà con chi lo è ancora di più. Non si è “aspettatala soluzione” con le mani in mano, si è fatto tutto perché arrivasse. Non possiamo gettare la spugna, far ripartire l’occupazione nel Sulcis riaccenderà la speranza per tutto il Paese.

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