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IL SINDACATO IN COREA E L’ETICA DEI CONSUMI – di M.BENTIVOGLI Corriere della Sera 12 dic. 2016

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IL SINDACATO IN COREA E L’ETICA DEI CONSUMI 

Movimento nel Paese asiatico c’è stato uno sciopero generale contro alcune volazioni dei diritti di cui i cittadini italiani devono essere informati

di Marco Bentivogli – Corriere della Sera – 12 dicembre 2016

Caro direttore, in corea, Paese del G20, aderente all’Ocse, lunedì 30 novembre, si è svolto uno storico sciopero generale con adesioni altissime e un immenso corteo di 1,5 milioni di lavoratori che ha attraversato Seoul. Già di per sé è una notizia; aggiungere che le minime libertà sindacali in Corea sono considerate un reato rende ancora più importante il successo di adesione a questa mobilitazione.

Un Paese in cui il presidente del kctu, la Confederazione Koreana dei Sindacati, Han Sanggyun, sta scontando in carcere una condanna di 5 anni per aver guidato nel 2015 una grande mobilitazione sindacale contro la riforma del lavoro proposta dal governo.

Non solo, come rappresaglia per la lotta dei sindacati contro la decisione del governo, Park Geun-hye presidente della Corea del Sud, ha fatto arrestare centinaia di sindacalisti, saccheggiare decine di sedi sindacali con il pretesto della sicurezza nazionale e ha cancellatolo status giuridico dei sindacati, riportando l’orologio della storia coreana ai tempi della dittatura. Oltre 600 attivisti sindacali sono stati fermati incarcerati, e successivamente rilasciati, solo per aver partecipato alle proteste. Ma la stessa sorte non è toccata ai 13 dirigenti sindacali rimasti in carcere perché condannati a pene di otto mesi o un anno.

Le mobilitazioni a cui anche noi abbiamo aderito avevano lo scopo di spingere la presidente della repubblica Park Geun-hye alle dimissioni. Le grandi corporation come Hyundai e Samsung Electronics l’hanno sostenuta pagando tangenti a una fondazione a lei vicina, proprio per spingere sulla riforma del lavoro e le politiche antisindacali. La riduzione delle libertà sindacali in queste aziende riguarda anche la catena dei lor sub-fornitori ed è divenuta ormai una bandiera aziendale. In gioco nella Corea del Sud, non ci sono solo il livello di precarietà e di libertà di licenziamento, ma la stessa libertà sindacale e il diritto dei lavoratori di poter contare con un contratto collettivo. Dopo la manifestazione del 14 novembre 2015 Han Sang-gyun si era rifugiato nel tempio buddista Jogye. Circa un mese dopo decise di consegnarsi volontariamente alla polizia, pur sapendo a cosa andava incontro. Da quel momento nel mondo si è sviluppato un movimento di sostegno con i sindacati e i lavoratori della Core del Sud, fino alla sciopero generale del 30 novembre 2016.

Noi pensiamo che il sindacato se non è internazionale per cultura, sensibilità e capacità di azione non ha più né senso né forza. Per questo la Fim-Cisl si è unita lo stesso giorno, alle azioni intraprese in tutto il mondo dai sindacati affiliati alle federazioni internazionali (tra cui IndustriALL Global Union) a sostegno dello sciopero generale. Eppure in Italia non ne ha parlato nessuno sui i media. Della Corea si è parlato riguardo Kim Se-jeong, cantante Kpop che ha vinto un premio musicale come solista per il suo singolo Flower road e per festeggiare ha cambiato il colore dei capelli, diventando bionda. Scrivo queste righe senza spirito di polemica ma per aprire una riflessione. Possibile che sia più utile accoppiare le non-notizie dall’estero con le non-notizie italiane? Eppure sapere che dove si produce la propria tv o smartphone è vietato organizzarsi nel sindacato darebbe un’idea più chiara del mondo, dei rischi e delle opportunità e farebbe capire ancora meglio perché non si può fare a meno di un sindacato (capace di cambiare davvero) ma anche di giornalisti che ne danno conto. Magari impareremmo a “votare col portafoglio” acquistando prodotti di company che rispettano le persone e l’ambiente. Non dimentichiamo mai che l’informazione libera e intelligente ha un ruolo educativo, a partire dalla selezione dell’importanza degli accadimenti. Il populismo si nutre di cattive notizie e di provincialismo, forse qualche notizia sul mondo riaprirebbe le menti rabbiose e provinciali. Anche perché è appena giunta la notizia che il Parlamento coreano ha approvato l’impeachment della presidente Park che è stata esautorata e a quanto pare il nuovo governo voglia ripartire ritirando proprio la legislazione antisindacale e contro i diritti dei lavoratori. Insomma una vittoria del sindacato coreano e internazionale, uno di quei successi di quelle battaglie che speriamo diventino notizia anche qui.

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