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BENTIVOGLI: CESSIONE ILVA LA POLITICA RESTI FUORI

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CESSIONE ILVA LA POLITICA RESTI FUORI

Bentivogli:” Se una cordata si ritira la gara salta, sarebbe l’ennesimo capolavoro”

Taranto deve produrre 8 milioni di tonnellate per funzionare. Bisognerà vedere se i forni elettrici possono integrare.

Intervista a M.Bentivogli – di Gilda Ferrari su  “Il Secolo XIX” 20 febbraio 2017

La politica, che “all’Ilva non ha mai fatto bene”. La questione salariale, che va affrontata con pragmatismo sindacale e non attraverso la lente deformante dell’ideologia. La sostenibilità industriale dello stabilimento di Taranto, “che non può prescindere da una produzione annua di almeno 8 milioni di tonnellate “. E poi le offerte delle due cordate in campo. L’AcciaItalia composta da Cdp, Arvedi, Del Vecchio, Jindal, e l’Am Investco Italia di Marcegaglia e ArcelorMittal. In questa intervista al Secolo XIX, Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl, parla delle “storture che accompagnano il processo di cessione” e auspica che “questa volta si riesca a trovare una soluzione per la siderurgia italiana”

Lei dice “Solo in Italia il futuro industriale dell’impianto siderurgico più grande d’Europa può diventare una clava da utilizzare per chiedere un congresso di partito e giocarsi le proprie chance personali”. Si riferisce al governatore della Puglia Michele Emiliano?

“Si. Ma più in generale è dagli anni Settanta che il rapporto con la politica non fa bene all’Ilva. Sono quarant’anni che la politica cavalca la dicotomia tra chi vuole chiudere per scongiurare l’inquinamento e chi vuole produrre perché col salario si mangia. La strada intermedia c’è e va perseguita. Ora le strumentalizzazioni politiche sono addirittura diventate strumento di campagna elettorale precongressuale nel Pd: è molto grave”.

Parliamo dei primi elementi che emergono dai piani industriali di AcciaItalia e Am Invesco per rilevare gli stabilimenti del gruppo. Come li giudica?

“La mia non può che essere una valutazione molto preliminare, visto che sono noti solo alcuni – pochi – elementi. Anzitutto dico che i ciclo integrale di Taranto presenta dei vantaggi, ma solo se i volumi di produzione sono adeguati: sotto 8 milioni di tonnellate annue lo stabilimento non può funzionare”.

Entrambe le cordate raggiungono gli 8 milioni, sia pure ArcelorMittal con 2 milioni di prodotti con bramme in arrivo da fuori Italia e Jindal con 4-6 milioni di tonnellate da forni elettrici.

Appunto. Bisognerà vedere come si integrano i forni elettrici con il sistema tradizionale a carbone. Occorre essere molto cauti e corretti in questa fase, fattori di “perturbazione” possono spaventare i pretendenti. E se qualcuno si ritira la gara salta, perché non è più una gara a due”.

Gli slogan del governatore Emiliano sulla decarbonizzazione possono spaventare ArcelorMittal?

“C’è il rischio. Tanto più che la Cdp, che ha una ruolo pubblico, è schierata con Jindal nella cordata AcciaItalia. Se ArcelorMittal si ritirasse la procedura sarebbe vanificata. Sarebbe l’ennesimo capolavoro della politica”.

Il quadro in cui si muove il processo di cessione presenta questioni irrisolte?

“Almeno due. L’area a caldo di Taranto è ancora sotto sequestro, perciò si dovrà procedere a una cessione in affitto prima di perfezionare la vendita. E poi il trust inglese che custodisce il denaro dei Riva destinato agli interventi di ambientalizzazione non pare favorevole al rientro del miliardo e 300 milioni oggetto di patteggiamento. Senza quei soldi il risanamento non può procedere, nessuna cordata si farà carico di un inquinamento che non ha causato”.

Si apre il tavolo di confronto sulla Cigs. Fim e Uilm sono disponibili a discutere di cassa integrazione, la Fiom meno. Il sindacato si spacca?

“No, sono certo troveremo una soluzione condivisa. Non appena Fiom, Fim e Uilm andranno in trattativa sindacale l’approccio populista di Emiliano resterà fuori dal tavolo e prevarrà la tutela dei lavoratori, come è sempre stato. La Gigs a rotazione permette di garantire la stessa copertura salariale dei contratti di solidarietà per 36 mesi anziché 18:36 mesi ti permettono di coprire l’intero processo di vendita, 18 no. All’Emiliano che parla di Ilva a tutto gas bisognerebbe ricordare che la Puglia – a differenza della Liguria su Cornigliano – non ha mai offerto alcuna integrazione salariale agli operai”.

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