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ILVA: Bentivogli serve buonsenso, si ritiri ricorso

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Comunicato Stampa 

Bentivogli: serve buonsenso, si ritiri ricorso. 

Ognuno torni a fare la propria parte, ancora troppi ritardi da parte degli enti locali

 

Si è concluso da poco il tavolo ministeriale su Ilva alla presenza del Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e del Vice Ministro Teresa Bellanova, il Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno Claudio De Vincenti con gli enti e le istituzioni locali, sindacato e azienda.

Il Ministro Calenda ha illustrato i contenuti e le tempistiche del crono programma relativi al DCPM 2017 per l’Ilva e per l’indotto che nella sostanza conferma tutti i provvedimenti del DPCM 2014  che a sua volta accoglieva quanto contenuto nell’Aia del 2012, definita con la conferenza dei Servizi con tutti gli enti locali e condivisa ad all’unanimità. A differenza della vecchia AIA e del DCPM 2014 il DCPM 2017 impone una limitazione produttiva a 6Mlt e la riduzione dei cumuli di giacenza fino alla realizzazione di quanto previsto nel Piano Ambientale. Questo permetterà un significativo miglioramento della qualità dell’aria  come tra l’altro confermato  dai dati forniti dall’ARPA Puglia. Per quanto riguarda le tempistiche ha poi detto il Ministro, queste sono rimaste sostanzialmente invariate ma da adeguare alla data di subentro dell’investitore, che come previsto dalla normativa europea è l’unico soggetto autorizzato ad implementare- ha precisato – che la quasi totalità degli interventi sarà completata entro il 2020 compresa la copertura dei parchi minerari e fossile. Sono state inoltre illustrate al tavolo dai commissari le osservazioni accolte integralmente o in parte fatte dagli enti locali.  Per quanto riguarda gli effetti del ricorso al Tar il Ministro ha tenuto a precisare che qualora non fosse ritirato gli effetti sarebbero stati da una parte l’impedimento da parte di AmInvestCo di perfezionare l’offerta nonché il rischi che salti tutto per mancanza di garanzie, dall’altra la domanda cautelare contenuta nel ricorso determina un rischio di immediata interruzione dell’attività d’impresa con conseguente spegnimento del sito. Nel corso della riunione si sono inoltre analizzati anche gli aspetti dei crediti da parte delle aziende di appalto e indotto ed il ministro Calenda ha esortato, a fronte della sussistenza delle risorse economiche, i commissari straordinari a provvedere al pagamento di quanto scaduto.

Il segretario generale della Fim Cisl Marco Bentivogli: ha ricordato come in tutta questa vicenda dal 2012 ad oggi ci sono diffuse responsabilità, in particolare degli enti locali, a  rallentare nei fatti la possibilità di attuare quanto prescritto dal Piano ambientale. Per cui oggi è forse giunta l’ora che ognuno torni a fare la propria parte e faccia il proprio pezzo per quello che gli compete. A tal proposito  ha richiamato il presidente della Regione – perché la smetta di dire che c’è una parte che difende i bambini e la città di Taranto dai tumori e l’inquinamento e ce n’è un’altra: il sindacato che non se ne occupa. E’ inaccettabile da ascoltare da parte di tutti in particolare da chi ricopre ruoli istituzionali. Il Tema vero ha detto Bentivogli – è fare le cose, quindi ognuno torni a fare la propria parte per quello che gli compete e che deve fare. Nel quartiere Tamburi e a Taranto l’odio non c’è per la fabbrica- una consultazione tra i cittadini lo ha certificato tempo fa – ma  c’è,  per l’inconcludenza da parte delle amministrazioni locali a rendere ambientalmente sostenibile la produzione dell’acciaio. Per trovare una soluzione va ritrovato il buonsenso che fino ad oggi non c’è stato, i tempi dell’eventuale giudizio del ricorso li conosciamo e rischiano di far saltare tutto. Regione e comune ritirino ricorso, basta giocare sulla pelle dei lavoratori e dei tarantini. 

Sia il presidente della regione Puglia Emiliano che il sindaco di Taranto Melucci sul ritiro del ricorso al momento non si sono resi disponibili. Preso atto delle dichiarazioni del Presidente della Regione Puglia e del sindaco di Taranto il Ministro Calenda ha detto che state così le cose non è possibile continuare la trattativa l’eventuale accettazione della misura cautelare presentata da Comune e Regione determina la chiusura dell’impianto Ilva perché scadono i termini Aia, su questo il ministero dell’Ambiente è stato tassativo aggiungendo che anche con il ritiro della misura cautelare, la presenza di un giudizio di merito dei giudici che può arrivare anche dopo 2-3 anni, determina la sospensione degli investimenti dell’investitore che perderebbe tutti i soldi che ha investito se il ricorso venisse accolto. Tra l’altro di fronte alle affermazioni di Emiliano – il Ministro ha precisato che non si può accettare che la valutazione del danno sanitario venga fatta sulla base di una legge regionale quando la corte  costituzionale ha detto che va fatta su una legge nazionale.  L’incontro previsto per il 22 dicembre non si terrà.    

Roma, 20 dicembre 2017

Ufficio Stampa Fim Cisl

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