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FIM-CISL: FCA produzione 2018 meno 6,8%, dopo 2 anni sotto quota 1 milione. In positivo le produzioni di Melfi e di Atessa con Fiat Professional.

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Comunicato Stampa

Dichiarazione del Segretario Nazionale Fim Cisl Ferdinando Uliano
FIM-CISL: FCA produzione 2018 meno 6,8%, dopo 2 anni sotto quota 1 milione.
In positivo le produzioni di Melfi e di Atessa con Fiat Professional.
La tassa governativa sulle auto è un “crimine” verso l’occupazione del settore.
I 5 miliardi di investimento di FCA non devono essere messi in discussione.

I dati della produzione dell’anno 2018 degli stabilimenti finali di FCA segnalano una riduzione del 6,8% (le solo auto, senza veicoli commerciali -10,2%) rispetto i dati record del 2017, che rispetto al periodo pre-crisi del 2013, aveva segnato un incremento del 76%. Dopo cinque anni di continua crescita il 2018 segna, con le sue 964.533 vetture, il primo con un calo produttivo. E’ una flessione che fa scendere sotto la soglia del milione la produzione dopo due anni in cui si era superata l’asticella.
L’effetto del rallentamento dei volumi si è riscontrato in tutti e quattro i trimestri del 2018 – sottolinea Ferdinando Uliano segretario nazionale della FIM-CISL – con un peggioramento maggiore nell’ultimo trimestre dell’anno, confermando la flessione riscontrata anche nei dati sulle immatricolazioni nel nostro paese.
Continuano a segnare una crescita anche rispetto al 2017, le produzioni di FIAT Professional nello stabilimento di Sevel in Val di Sangro (+1,7%) e di Melfi (+2,8%) con la produzione di Renegade e 500X, nonostante il fermo di produzione a luglio scorso della linea della Punto.
In tutti gli altri stabilimenti il dato della produzione è in riduzione. In particolare nel corso del terzo trimestre 2018 si sono fermate le produzioni di Fiat Punto e Alfa Romeo MiTo, che in termini di volumi hanno certamente peggiorato ulteriormente la situazione.
L’effetto sull’occupazione nel 2018, come già ribadito dalla Fim-Cisl più di un anno fa, non è andato nella direzione auspicata dal passato piano industriale di FCA, cioè l’azzeramento dell’uso degli ammortizzatori sociali negli stabilimenti italiani. La scelta di rallentare il completamento del piano, rinviando alcuni investimenti nel corso del 2017, il ritardo nel lancio di nuovi prodotti, ha avuto un impatto negativo sull’obiettivo della piena occupazione.
Certamente non siamo nella situazione pre-piano industriale del 2014, dove l’uso di ammortizzatori sociali coinvolgevano oltre il 27% dei 66.200 dipendenti di FCA.
Fino al 2017 gli ammortizzatori pesavano poco più del 8% della forza lavoro, nell’ultimo periodo abbiamo assistito ad un’inversione di tendenza con un aumento dell’uso di contratti di solidarietà e della Cassa integrazione. La nostra stima è che abbia raggiunto una percentuale tra il 12-15% e che nel 2019 riscontreremo un ulteriore peggioramento trattandosi di un periodo di transizione in cui le nuove produzioni implementate non impatteranno ancora sui volumi.
Dopo il 1 giugno 2018, giorno della presentazione del piano industriale piano industriale 2018-2022, abbiamo fatto pressione su FCA per definire un cronoprogramma preciso degli investimenti e le relative allocazioni produttive nei siti italiani, per poter invertire l’andamento dei volumi in flessione ed avere riscontro positivo dell’impegno alla piena occupazione. Il giorno 29 novembre 2018 a Mirafiori abbiamo avuto come organizzazioni sindacali l’incontro con i massimi vertici di FCA, il Ceo Mike Manley e il COO di Emea Pietro Gorlier. In quell’incontro abbiamo avuto riscontro delle richieste che rivendicavamo. Nello specifico ci è stato comunicato un piano di investimenti
per gli stabilimenti di 5 miliardi entro il 2021, la definizione delle allocazioni produttive dei nuovi modelli, dei restyling, delle motorizzazioni, dello sviluppo della guida autonoma e della connettività digitale. Risposte molto positive anche se permangono alcuni aspetti critici, ma che certamente fanno intravedere l’obiettivo della piena occupazione entro la durata del nuovo piano. Abbiamo giudicato positivamente in particolare la deliberazione immediata di alcuni investimenti da noi giudicati prioritari per alcuni stabilimenti che avevano un problema di ammortizzatori sociali (Pomigliano, Polo Produttivo Torinese, Melfi) e il lancio delle motorizzazioni ibride ed elettriche. I vertici di FCA ci hanno poi ribadito che anche i modelli non evidenziati nel triennio, comunque verranno sviluppati entro il 2022 così come comunicato a Balocco. Tutti questi elementi di garanzia, che con molta fatica siamo riusciti ad ottenere nell’incontro del 29 novembre, purtroppo sono stati messi in pericolo da una decisione governativa di tassare le auto a combustione in base alle emissioni di Co2. Decisione presa senza nemmeno coinvolgere i rappresentati dei lavoratori. Il provvedimento, anche se corretto nella sua stesura finale (penalizzazione sopra i 160 g/Km) penalizza economicamente l’acquisto di almeno 15 modelli prodotti da FCA in Italia.
Ad una settimana dal provvedimento non abbiamo avuto comunicazioni da FCA, nei prossimi giorni cercheremo di capire quali decisioni vengono prese.
Per quanto ci riguarda gli investimenti devono essere confermati, diversamente la situazione attuale dei volumi non vedrebbe in prospettiva una soluzione positiva, anzi assumerebbe la connotazione non più della piena occupazione ma dei licenziamenti.
Vediamo nel dettaglio la situazione produttiva nel 2018 nei vari stabilimenti italiani di FCA.

Polo Produttivo di Torino
Il polo produttivo di Torino con gli stabilimenti di Mirafiori e Grugliasco ha risentito a partire dalla fine del 2017 un rallentamento sui mercati, che sta continuando a tutto il 2018, con conseguente riduzione della produzione complessiva. Le produzioni delle tre Maserati nell’anno hanno raggiunto la quota di 33.271 vetture. Nel mese di
luglio 2018 si è interrotta la produzione della Alfa Romeo MiTo raggiungendo quota 9.857 unità. Le Maserati hanno subito una flessione che si è riscontrata l’anno precedente in modo particolare sul mercato cinese, per i cambiamenti delle norme relative alle esportazioni a stock, a cui è seguito un rallentamento anche su altri mercati. Questo ha determinato un uso maggiore di ferie per allungare la chiusura d’inizio anno e l’utilizzo poi di ulteriore giornate di CIGO e CDS per compensare ad una riduzione del -39,43% rispetto al 2017.
Nel mese di dicembre abbiamo sottoscritto gli accordi di solidarietà sia a Mirafiori che a Grugliasco che, unitamente ai percorsi di formazione e addestramento, hanno consentito di evitare un impatto negativo sui livelli occupazionali, e costruito le condizioni per accogliere gli investimenti previsti dal piano industriale. Dovrebbe limitare l’uso degli ammortizzatori sociali anche il piano di incentivazione volontaria all’uscita, che tutte le organizzazioni sindacali hanno richiesto per dare una risposta positiva alle problematiche dei lavoratori più anziani con forti ridotte capacità lavorative, che negli ultimi anni non hanno potuto raggiungere il pensionamento per le varie riforme del passato.
La partenza immediata dell’investimento sulla 500 elettrica, la tipologia dell’investimento e le potenzialità per il futuro, rappresentano un importante risposta alla necessità di saturare gli impianti. Sono molto importanti gli interventi di restyling previsti sugli attuali modelli Maserati (Levante, Ghibli e Quattroporte), lo sviluppo della connettività digitale, la guida autonoma e le motorizzazioni ibride ed elettriche. Su quest’ultimi auspichiamo interventi importanti e in tempi brevi al fine di ridare slancio ai Modelli Maserati per recuperare e aumentare i volumi, nello stesso tempo riteniamo importante la conferma entro il 2022 del Suv previso sulle linee di Mirafiori.

Maserati Modena
Con gli investimenti fatti due anni fa, lo stabilimento storico di Maserati ha potuto dare continuità alle produzioni di Gran Turismo e Gran Cabrio, ma i dati di produzioni del 2018, con 1.270 Maserati prodotte e 520 Alfa Romeo 4C, attestano un complessivo -52% rispetto ai dati 2017.
Nel corso del 2018 questo ha comportato un uso maggiore della Cassa Integrazione per oltre 76 giorni e l’attivazione del Contratto di Solidarietà dal 2 novembre al 24 febbraio 2019 coinvolgendo a rotazione 132 operai su un totale di 221. Esclusi dall’uso di ammortizzatori gli oltre 1.000 impiegati, tecnici e ingegneri.
Il piano 2019-2021 presentatoci il 29 novembre scorso prevede garanzie di prospettiva per lo stabilimento di Modena con il proseguimento della produzione di GT e GC e successivamente la destinazione di almeno due vetture specialties e supersportive a marchio Maserati e Alfa Romeo, con motorizzazioni anche elettriche. E’ molto probabile che i nuovi modelli troveranno una loro implementazione tra la fine del 2019 e il 2020, per aver la crescita produttiva nel 2021. Per noi rimane fondamentale accelerare i tempi – ribadisce Uliano – per ridurre al minimo il periodo di transizione alle nuove produzioni, limitando l’impatto negativo degli ammortizzatori sociali.

FCA Cassino
Nel complesso il rallentamento riscontrato alla fine 2017 è proseguito per tutto il 2018, si è ricorso anche qui all’uso prima di qualche giornata di ferie collettive e poi alla Cassa Integrazione ordinaria. Il 2017 aveva rappresentato l’anno della crescita dei volumi Alfa Romeo trainati dalla salita produttiva di Giulia e Stelvio, spinta anche per aggredire nuovi mercati. Il 2018 si riscontra invece più come una fase di assestamento, con qualche calo un po’ più prolungato del previsto che desta alcune preoccupazioni. Sono state prodotte 28.546 Alfa Romeo Giulia (-41,1% rispetto al 2017) e 39.782 Stelvio (- 28,3%). Il peso della percentuale dei Suv prodotti aumenta sempre di più rispetto alle berline, in perfetta coerenza con le tendenze di mercato. Le produzioni di Giulietta con circa 30.826 vetture è di fatto agli stessi livelli del 2017.
Allo stabilimento di Cassino il piano triennale assegna lo sviluppo del piccolo Suv di casa Maserati che verrà sviluppato sulla piattaforma Giorgio. Alle produzioni Alfa Romeo si affiancherà il D-Suv di Maserati, un modello che strategicamente dovrà fare numeri più elevati degli attuali della casa del tridente e questo dovrebbe determinare un impatto occupazionale sullo stabilimento di Cassino, non solo recuperando le attuali “dissaturazioni” ma anche incrementando gli attuali dipendenti. Se è presumibile la sua produzione verso la seconda parte del 2020, è indispensabile – evidenzia Uliano – che il processo di restyling e di ibridizzazione degli attuali modelli Giulia e Stelvio venga implementato in tempi brevi per dare un’ulteriore slancio commerciale ai modelli Alfa Romeo.

FCA Melfi.
E’ l’unico degli stabilimenti FCA di autovetture che ha prodotto nel 2018, più di quanto fatto nel 2017, nonostante l’effetto produttivo negativo del fermo produzione della Fiat Punto. In particolare i risultati positivi si riscontrano sui due Suv, Fiat 500x (+13,8%) e Jeep Renegade (+11,7%), che complessivamente hanno raggiunto la quota di 311.810 unità (+12,5 % rispetto al 2017).
Da fine luglio la Fiat Punto ha terminato la produzione raggiungendo la quota di 28.055 vetture (-47,3%) e si è attivato il Contratto di Solidarietà, per ridurre l’orario di lavoro a tutti i lavoratori di Melfi, per tutelare meglio il salario e per mettere in sicurezza gli oltre 1.000 lavoratori che erano impiegati. Per ridurre l’impatto negativo del fermo di produzione della Punto ed interrompere l’uso di ammortizzatori, è necessaria la partenza della Jeep Compass in tempi brevi, la fase operativa è già stata deliberata dopo l’incontro sindacale di novembre con il CEO Mike Manley e il COO di Emea Pietro Gorlier.
Il piano industriale riserva poi ai modelli di Melfi un intervento importante sulle motorizzazioni ibride già dal 2019, che darà ulteriori prospettive positive sui volumi.

Fca Pomigliano
Nel corso del 2018 la produzione della Fiat Panda ha risentito del calo dei volumi sul mercato, questo ha determinato delle fermate produttive ad inizio anno e un uso più consistente successivamente del CDS. Si sono prodotte nel 2018 circa 183.589 unità rispetto alle circa 204.444 del 2017 (-10,2%).
Dal suo lancio la produzione della Panda è sempre cresciuta, fino a raggiungere nel 2016 e nel 2017 i record produttivi superando la quota di 200.000 unità. Con gli accordi sindacali del 2010 si è portata la produzione della Panda in Italia per evitare la chiusura dello stabilimento campano e i conseguenti licenziamenti, ma la crisi del settore dell’auto 2011-2013 e i conseguenti volumi non hanno mai consentito la piena occupazione dei 4.700 lavoratori.
Con il mantenimento della produzione della Panda, che verrà dotata anche delle motorizzazioni ibride, e il ritorno a Pomigliano dell’Alfa Romeo con un nuovo C-SUV ci sono le condizioni per la piena occupazione dello stabilimento campano. L’investimento su Pomigliano è stato immediatamente deliberato e questa era una delle priorità che abbiamo più volte richiesto e sollecitato, per poter rispondere alla durata limitata degli ammortizzatori sociali ancora a disposizione. Abbiamo sottoscritto negli ultimi mesi un accordo sindacale di Cassa Integrazione per riorganizzazione che, oltre alla copertura degli ammortizzatori per il 2019, ha confermato la produzione Panda a Pomigliano, ha iniziato a definire il percorso di preparazione dello stabilimento al nuovo modello Alfa Romeo. Questo rappresenta un elemento di sicurezza di prospettiva per lo stabilimento e per l’occupazionale, che dovrà trovare garanzia nel proseguo dell’investimento anche nel caso di disallineamento temporale tra ammortizzatori sociale e salita produttiva.

Sevel – Atessa.
Negli ultimi anni lo stabilimento leader di Fiat Professional continua a macinare record di produzione. Nel 2018 ottiene un ulteriore incremento del 1,7%, da 292.000 a 297.007 veicoli commerciali. Nonostante alcuni fermi produttivi determinati da fattori esterni allo stabilimento si sono prodotte oltre 5.000 veicoli in più.
Grazie agli importanti investimenti fatti nello stabilimento abruzzese e al contributo dato dai lavoratori i volumi sono cresciuti negli ultimi 5 anni del 46%. Come FIM-CISL abbiamo portato l’azienda nei primi sei mesi dell’anno ad assumere 201 giovani a tempo indeterminato, la nostra posizione è nota, quando crescono le produzioni deve crescere e stabilizzarsi anche l’occupazione.
Questo è quello che ci poniamo anche per i circa 265 somministrati a cui invece è stata prorogata la scadenza.
La prospettiva che abbiamo difronte per il 2019 è una crescita importante nei volumi, tanto che sia nell’incontro con CEO e il responsabile EMEA di FCA si è parlato esplicitamente di incremento della capacità produttiva con un intervento sulla turnistica già ad inizio anno e questo per noi deve determinare un incremento occupazionale e una stabilizzazione dei contratti “temporanei”.
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Il dato di produzione del 2018 – sottolinea Ferdinando Uliano – evidenzia per la prima volta dopo 5 anni di continua crescita nei volumi una prima flessione che investe gran parte degli stabilimenti. L’uso degli ammortizzatori sta interessando anche gli stabilimenti di produzione dei motori e cambi – Termoli, Pratola Serra e Cento – coinvolti già da un processo in atto nel mercato di cambiamento delle motorizzazioni. La previsione per il 2019 è di una situazione ancora di difficoltà sui volumi e sugli ammortizzatori sociali, per il semplice fatto che si sconta già dall’inizio dell’anno la mancanza delle produzioni di Punto e Mi.To che nei circa 7 mesi del 2018 hanno pesato per 37.912 unità, mentre le nuove produzioni seppur già deliberate negli investimenti inizieranno ad avere effetti positivi solo nel 2020.
Per questo abbiamo giudicato un “crimine verso i lavoratori” il provvedimento governativo che interviene aumentando la tassazione delle vetture prodotte. Anche la versione modificata determina comunque un aggravio di costo nell’acquisto riguarderà più di 15 modelli di FCA prodotti negli stabilimenti italiani e questo avrà degli effetti negativi sui volumi e sui lavoratori, che pagheranno in termini di maggior uso di ammortizzatori sociali, oltre al rischio di mettere in discussione i futuri investimenti.
Veramente industrialmente e ecologicamente inspiegabile il provvedimento governativo, visto che il piano degli investimenti di FCA prevede l’equipaggiamento di motorizzazioni
ibride ed elettriche su tutta la gamma di modelli nel periodo 2019-2021. Del resto le stringenti norme Europee sulle emissioni (per il 2025 -20% e per il 2030 -40%) già obbligano
le case automobilistiche ad interventi radicali per evitare sanzioni miliardarie. Per la FIM-CISL è indispensabile che il piano illustratoci il 29 novembre 2018, che prevede investimenti pari a 5 miliardi negli stabilimenti del nostro paese, venga da FCA tutto quanto confermato. Dopo l’approvazione della legge di stabilità non abbiamo avuto da FCA
comunicazioni di revisione degli investimenti – ribadisce Ferdinando Uliano – non vogliamo nemmeno considerare una ipotesi di questo tipo, è chiaro che se ciò avvenisse il Governo italiano sarà chiamato a rispondere di fronte ai lavoratori e la nostra reazione non si farà attendere, sarà forte e determinata anche con iniziative di protesta, perché non sarebbero mai accettati ne licenziamenti ne chiusure di stabilimenti.

Torino, 4 gennaio 2019

Ufficio Stampa Fim Cisl

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