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La Fim Cisl si unisce all’appello dei Paesi democratici affinché i diritti vengano rispettati e non venga impedita la transizione democratica in Myanmar.

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Il Myanmar è di nuovo nel caos. Il capo del governo Aung San Suu Kyi (premio Nobel per la pace nel 1991) è stata «arrestata» dalle forze armate. Lo ha detto la portavoce del suo partito, la Lega nazionale per la democrazia (Lnd). Nel corso della notte tra domenica e lunedì quella che era una voce ha trovato conferma in un comunicato emesso dalle forze armate, il colpo di stato è stato attuato. Tutti i poteri sono stati trasferiti al generale Min Aung Hlaing. La decisione è stata annunciata dall’esercito poco dopo l’annuncio dello stato di emergenza per un anno e della presidenza ad interim affidata al generale Myint Swe, che era uno dei due vicepresidenti in carica.

I militari denunciano da diverse settimane frodi durante le elezioni legislative dello scorso novembre, vinte in modo schiacciante dall’LND.

Più di una dozzina di ambasciate, tra cui quella degli Stati Uniti e la delegazione dell’Unione Europea, lo scorso venerdì avevano sollecitato la Birmania ad “aderire a standard democratici.

Il partito di Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace nel 1991, ha ottenuto una schiacciante vittoria a novembre. È la seconda vittoria nelle elezioni generali dal 2011, quando la giunta che ha governato il Paese per mezzo secolo è stata sciolta. L’esercito, tuttavia, mantiene un potere molto importante, avendo il controllo su tre ministeri chiave (Interno, Difesa e Confini).

Un rapporto di grande collaborazione e amicizia intercorre tra la Fim Cisl e la CTUM Confederation of Trade Unions Myanmar. A gennaio 2019 l’Ufficio Internazionale Fim ha partecipato a uno scambio organizzato dall’Associazione Italia Birmania, nell’ambito di un progetto che mira a sensibilizzare e tutelare i lavoratori sulle conseguenze dell’utilizzo di amianto, oggi ancora all’ordine del giorno nel paese.

Ricordiamo che in Myanmar le condizioni di lavoro sono spaventose, le ore di lavoro sono in media 51/52 a settimana, il nuovo salario minimo è stato portato da 3.600 kyats (2.32 € ) a 4.800 (2.9 €, Kyats = 600 (0,36 €) l’ora.

Il lavoro minorile è una piaga che non riesce a rimarginarsi: 1.5 milioni di bambini dai 5 ai 15 anni lavorano regolarmente, 600.000 di loro NELLE FORME PEGGIORI di lavoro.

I loro salari sono in media di 30 Cent/ l’ora e le ispezioni sono vietate in agricoltura e nelle miniere.

I casi di violenze sulle donne raggiungono cifre spaventose: nel 2016 ci sono stati 671 stupri di ragazze sotto i 16 anni e 429 su donne e 1.100 abusi sessuali e nel 2017 1.405 casi di stupro e 305 abusi sessuali.

Prima della dittatura la Birmania era il Paese più sviluppato in Asia, con il più alto tasso di scolarizzazione, primo esportatore di riso in Asia.

Nonostante le enormi ricchezze naturali di cui gode: legno pregiato, gas, minerali rari, oro, pietre preziose ( il 90% dei rubini provengono da Mogok), in Birmania il reddito pro capite rimane di 702 $, più basso del 95% media OCSE e il tasso povertà è del 25.6% di cui 85% in zone rurali.

La Fim Cisl si unisce all’appello dei Paesi democratici affinché i diritti vengano rispettati e non venga impedita la transizione democratica in Myanmar. Siamo al fianco del popolo della Birmania e ai nostri amici sindacalisti, nelle loro aspirazioni per la democrazia, la libertà, la pace e lo sviluppo. L’esercito deve immediatamente rivedere queste azioni.

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