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La vittoria dei sindacati contro Wärtsilä dimostra che i lavoratori hanno bisogno di protezione contro le delocalizzazioni selvagge

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Centinaia di lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro presso lo stabilimento Wärtsilä di Trieste (IT) hanno dato vita a una coraggiosa battaglia con i loro sindacati. Questo ha portato a una sentenza del tribunale che ha condannato lo stabilimento per la violazione dei diritti sindacali con l’obbligo di annullare la procedura di licenziamento. Ciò ha portato anche alla modifica da parte del governo della legislazione sulla delocalizzazione, per concedere più tempo alla ricerca di alternative. In un momento di grandi sfide per le nostre industrie, il caso Wärtsilä è un’ulteriore prova della necessità di garantire il dialogo sociale e la protezione contro i piani di ristrutturazione selvaggia in tutta Europa.

In seguito all’annuncio della direzione di Wärtsilä, a metà luglio, di interrompere da un giorno all’altro tutte le attività produttive nello stabilimento di Trieste e di trasferire i lavoratori in Finlandia, centinaia di lavoratori e migliaia di famiglie coinvolte sono scesi in piazza per protestare. La notizia è stata uno shock sia per i lavoratori che per le autorità pubbliche locali, dato che l’azienda ha negato per mesi tutte le voci sul trasferimento della produzione.

L’annuncio è stato fatto in violazione dei diritti di informazione e consultazione dei lavoratori e della strategia industriale della regione. Questa situazione mette a rischio 700 posti di lavoro considerando l’indotto, in una regione in cui l’industria navale svolge un ruolo importante e fa grande affidamento sui motori prodotti da Wärtsilä.

Il dialogo sociale, compresa la consultazione sul piano di delocalizzazione, è stato negato sia ai rappresentanti dei lavoratori italiani che a quelli europei. I sindacati italiani FIM-CISL, FIOM-CGIL e UILM-UIL hanno presentato un ricorso al Tribunale di Trieste, la cui sentenza è stata chiara: Wärtsilä è condannata per la violazione dei diritti sindacali e deve annullare la procedura di licenziamento fino a quando non si sarà svolto un adeguato processo di informazione e consultazione. La multinazionale finlandese Wärtsilä deve rivedere il suo piano di delocalizzazione e rispettare i diritti dei lavoratori.

Al momento in cui scriviamo, il Comitato Aziendale Europeo di Wärtsilä non è ancora stato convocato per una riunione straordinaria volta ad avviare la stessa procedura di informazione-consultazione a livello europeo.

Le massicce mobilitazioni dei lavoratori Wärtsilä, tra cui 15.000 manifestanti nelle strade di Trieste all’inizio di settembre, e le azioni unitarie di FIM-CISL, FIOM-CGIL e UILM-UIL hanno portato a un altro forte risultato: la modifica della legislazione italiana sulla delocalizzazione.

La nuova legge estende i tempi di dialogo – da 30 a 120 giorni – e la ricerca di soluzioni con i sindacati per salvaguardare i posti di lavoro e le attività aziendali. Fin dall’inizio del conflitto, il Ministero dello Sviluppo Economico italiano ha sostenuto le richieste dei sindacati ed è stato molto critico nei confronti della mancanza di cooperazione dimostrata dal management di Wärtsilä.

I sindacati italiani esortano i ministri italiani competenti ad avviare colloqui con aziende e gruppi per rilevare la gestione dello stabilimento di Trieste da Wärtsilä, se necessario, al fine di garantire la continuità della produzione nel sito.

Luc Triangle, Segretario generale di industriAll Europe, ha dichiarato:

IndustriAll Europe si congratula con i lavoratori italiani e con i loro sindacati per la vittoria ottenuta. La lotta a Trieste non è finita e continuiamo a essere pienamente solidali con le centinaia di lavoratori di Wärtsilä che stanno mobilitando tutti i loro sforzi per salvaguardare il loro posto di lavoro e il loro sito”.

“Ma di quanti altri casi del genere abbiamo bisogno prima che i politici si assumano le loro responsabilità e agiscano per rendere la condotta responsabile delle imprese una realtà? Quello che è successo a Trieste non deve rimanere a Trieste. Bisogna imparare la lezione: non si decide di delocalizzare attività produttive strategiche per un’intera regione e di mettere a rischio di povertà centinaia di famiglie nei momenti più incerti delle nostre società senza un’adeguata anticipazione e un dialogo con i sindacati! 

“IndustriAll Europe continuerà a opporsi a gestioni antidemocratiche, alla deindustrializzazione di intere regioni e alla violazione dei diritti dei lavoratori nazionali ed europei. Niente che ci riguarda si decide senza di noi!”.

IndustriAll Europe chiede ai responsabili politici dell’UE di adottare iniziative giuridicamente vincolanti volte a garantire che le aziende che operano in Europa siano:

  • Trasparenti sui loro piani aziendali, comprese le ristrutturazioni transfrontaliere, nonché sul rispetto dei diritti dei lavoratori e degli standard ambientali lungo tutta la loro catena di fornitura;
  • Democratiche, informino, consultino e negozino equamente con i sindacati a livello locale, nazionale ed europeo;
  • responsabili del loro impatto sulle persone e sul pianeta, garantendo un rimedio immediato a qualsiasi conseguenza negativa che le loro attività potrebbero avere sui lavoratori, sulla società e sull’ambiente.

Con le attuali discussioni in seno alle istituzioni europee su un’ambiziosa direttiva europea sulla due diligence e su un significativo miglioramento della direttiva sui comitati aziendali europei, industriAll Europe insiste affinché la voce dei lavoratori dell’industria sia ascoltata e l’azione politica sia intrapresa rapidamente.

https://news.industriall-europe.eu/Article/790