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“Tagliare sui robot? No, il cuneo” intervista a M.Bentivogli – Il Sole 24 Ore, 16 giugno 2017

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“Tagliare sui robot? No , il cuneo”

” non si può tornare all’aratro, si deve ridurre il carico fiscale sul lavoro

Intervista al Segretario generale della Fim Cisl Marco Bentivogli

di Giorgio Pogliotti – Il Sole 24 Ore  14 giugno 2017

 

Dalla «protezione» del posto di lavoro alla «promozione» del lavoratore. «Non si possono affrontare le nuove sfide del lavoro con le lenti del Novecento»: per Marco Bentivogli (47 anni) – rieletto la scorsa settimana con il 97% dei voti alla guida della Fim-Cisl – alla vigilia della Quarta rivoluzione industriale il sindacato «invece di tracciare scenari tragici del futuro» deve «occuparsi di cosa serve già adesso al lavoratore».
Il segretario generale della Fim prende le distanze dai “catastrofisti” che imputano alla rivoluzione tecnologica la perdita di milioni di posti di lavoro, ricordando che «semmai c’è il ritardo tecnologico dietro la disoccupazione», nella convinzione che«la tecnologia, insieme ad una diversa organizzazione del lavoro e alla formazione sono tre fattori di successo», hanno «contribuito a far rientrare in Italia le produzioni, come ad esempio in Fca e Whirlpool».

Segretario Bentivogli,  come giudicate il sostegno agli investimenti tecnologici del piano Calenda?
Industry 4.0 può diventare un’occasione di rilancio dell’industria. Il nostro giudizio sul piano  è largamente positivo, perchè ha avuto il grande merito di riportare all centro l’industria manifatturiera. È un primo passo, però,  perchè la fabbrica intelligente non si esaurisce con la tecnologia, ma necessita di un ecosistema 4.0 che riguarda le interconnessioni con la mobilità, il territorio, la rigenerazione urbana.  Manca una parte, su cui lo stesso  ministro Calenda si è detto disponibile al confronto, sulle politiche formative, di organizzazione del lavoro. Daremo il nostro contributo propositivo su questi punti.

L’iperammortamento sta funzionando?

Gli incentivi fiscali sono di grande interesse. Bisogna evitare che siano dispersi, con una selezione per assicurare che servano a favorire il salto tecnologico.  Il fisco, comunque, è una leva da utilizzare.

Anche per tassare i robot, come propone Bill Gates, per disincentivare la sostituzione dei lavoratori con le macchine?

Sarebbe come chiedere di tornare all’aratro a trazione umana. Noi non abbiamo paura della tecnologia. Non chiediamo a Fca di rinunciare ai 16 robot della Butterfly utilizzati a Melfi per saldare in pochissimo tempo la carrozzeria delle Jeep Renegade perchè rimpiangiamo di far respirare le esalazioni della saldatura ai lavoratori. Invece di sostenere la tassa futura sui robot chiediamo di ridurre subito il cuneo fiscale che è superiore di 10 punti rispetto alla media europea. Il governo vuole iniziare dai più giovani ed è importante che la misura diventi strutturale. È inaccettabile che l’investimento sul lavoro sia penalizzato rispetto alla rendita finanziaria.

Nella fabbrica intelligente che ruolo avranno le parti sociali? 
Il lavoratore sarà sempre più professionalizzato, diventerà uno stakeholder nell’impresa. Il sindacato deve rigenerarsi, abbandonare l’idea corporativa della rappresentanza. Industria 4.0 è la fine dell’antagonismo sindacale e di un’idea “padronale” della gestione, ma anche le imprese devono capire che la strada è quella della partecipazione dei lavoratori che sono corresponsabili. Nella fabbrica intelligente  c’è spazio per  la smart union; bisogna semplificare il numero dei soggetti sindacali, non possono essere più di due, alla Fca siamo più di sette, troppi. Vanno in questa direzione i Paesi che hanno sviluppato modelli evoluti di partecipazione e meglio hanno risposto   alla crisi.   Ma serve una cornice legislativa sulla rappresentanza che superi l’autocertificazione del tesseramento. Se  hai solo qualche iscritto, non è giusto che con pochi lavoratori in sciopero tu possa paralizzare il Paese, come succede regolarmente in alcuni settori.

Il tema della rappresentanza tornerà attuale il 4 luglio, con la ripresa del confronto tra Confindustria e sindacati su Fabbrica Italia. Che ruolo possono svolgere i contratti nella smart factory?

Si svilupperà sempre più la contrattazione decentrata,  in prossimità con l’azienda o il territorio. È una contrattazione quasi sartoriale, dove il contratto nazionale da regole minime omogenee, un unico abito uguale per tutti. Avvicinandosi al luogo di produzione, la contrattazione può meglio svilupparsi rispetto alle diverse esigenze dei lavoratori, del territorio e dell’azienda. Il contratto nazionale svolge un  ruolo di cornice nazionale di garanzia, come abbiamo fatto con il Ccnl dei metalmeccanici . È un accordo storico che avvicina il contratto alle persone e ai luoghi di lavoro, supera le ambiguità di sovrapposizione tra i due livelli, e introduce il diritto soggettivo alla formazione. Il dirittto più imporante per i lavoratori, non è popolare dirlo, lo diventerà.
 
Si avvicina l’appuntamento con il congresso Cisl di fine giugno. Dalle polemiche sulla trasparenza, il commissariamento di categorie,  non rischia di uscire un sindacato con un ruolo screditato?
Il nostro ruolo non viene meno, se al centro del’azione sindacale ci sono le condizioni dei lavoratori, gli  inquadramenti che valorizzino le persone, le politiche attive del lavoro inclusive,la formazione che è   il miglior alleato del lavoratore e  garantisce il lavoro di qualtà, il rafforzarmento del welfare integrativo con un nuovo ruolo dei fondi previdenziali per allargare la platea delle persone coinvolte. Dobbiamo dare voce ai giovani che rappresentano la cartina da tornasole della nostra vitalità.  E ricordarci che il populismo è il nemico del lavoro.
Ci sono stati momenti difficili, il percorso non è terminato, ma in Cisl ci siamo dati le norme più rigorose di tutto il sindacato.

 In molti la vedono come il prossimo segretario della Cisl?
Possibile che in Italia si parli solo di potere? non sono proprio tra coloro che raggiunto un incarico pensa al successivo, la Fim ha lanciato una sfida di rinnovamento a se stessa e al paese, cosa c’è di più bello che portarla avanti da un posto così bello come la Fim? Vogliamo che in Italia la politica assuma il lavoro come priorità. Il dibattito sul lavoro va deideologizzato, troppo dogmatico e surreale, fatto di simboli e totem lontani dalla realtà. In fondo, del lavoro interessa assai poco alla politica, le sembra una sfida da poco farli cambiare?

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