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Auto: un’industria 4.0 per il settore

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Benaglia: cambiamento epocale, serve un’operazione di riqualificazione per tutti i lavoratori

Avvenire, 10 febbraio 2022 – di Nicola Pini

“Sull’automotive  si gioca buona parte del futuro dell’industria, della transizione ecologica e della sostenibilità ambientale: quella che tutti vogliamo ma che deve essere sostenibile anche sul piano sociale”Roberto Benaglia, il segretario della Fim Cisl, risponde al telefono poco dopo la conclusione ieri del vertice di governo sul futuro dell’auto. Un tema portato ai massimi livelli dopo la lettera firmata congiuntamente nei giorni scorsi dai sindacati e dalle imprese metalmeccaniche : un appello a intervenire subito a fronte dei rischi che corre l’industria dell’italiana e gli oltre 70 mila posti di lavoro  che potrebbero essere spazzati via  nel passaggio verso l’auto elettrica. “ Nessuno si aspetta la bacchetta magica, ma confidiamo , su un governo che sappia rispondere a questa grandissima sfida, che elaborino proposte e che ci convochino per discuterne” , spiega il capo dei metalmeccanici Cisl  che lancia una proposta  di una “Industria 4.0 per l’auto” per sostenere l’innovazione tecnologica nel settore.

Siamo nel mezzo di un cambio epocale. Cosa si deve fare, Benaglia?

Da sindacalista mi occupo innanzi tutto della tutela dei posti di lavoro ma so che i posti sono tutelati se le industrie sono capaci di riconvertirsi e passare dalle vecchie tecnologie legate ai motori a scoppio verso le tecnologie che le nuove  forme di mobilità ecologica, elettrica e digitale richiedono. E per questo serve un’operazione di reindustrializzazione e riqualificazione dei lavoratori. Imprese come Bosch e Marelli hanno annunciato  un ridimensionamento della produzione , altri seguiranno. Ma non possiamo stare fermi e affrontare le crisi una a una. Ci vuole un piano di medio periodo, non solo per il 2022, che punti a rendere la nostra componentistica più qualificta altrimenti, acquisteremo macchine elettriche fatte con componenti importate dall’Asia. In Italia abbiamo già perso tutta l’elettronica di consumo da Olivetti in avanti, non possiamo permetterci altri arretramenti. Quindi torna di grande attualità il tema della politica industriale. Negli ultimi anni è stato molto efficace il piano industria 4.0  per dare impulso all’innovazione. Ora ci vorrebbe un 4.0 per l’auto. Bisogna incentivare la trasformazione tecnologica nelle aziende e con nuovi centri tecnologici, perché la componentistica è fatta da multinazionali ma anche da medie imprese che hanno bisogno di supporto . Servono crediti d’imposta per investire , ma bisogna anche sapere dove farlo, ecco perché i centri di ricerca. 

Per questo è nato il documento congiunto con Federmeccanica?

L’iniziativa è stata davvero innovativa. Perché di solito sindacati e imprese stanno dalla parte opposta del tavolo invece stavolta ci siamo uniti. Un esempio di nuove relazioni industriali che puntano a difendere assieme imprese e lavoro. L’automotive è la principale sfida della modernità per l’industria e il nostro Paese deve fare quello che Francia e Germania già stanno facendo . Siamo di fronte a un’emergenza , il lavoro è in pericolo, rischiamo un salto nel vuoto. Se non mettiamo in campo una politica adeguata molte imprese tirano i remi in barca e decidono di disinvestire. 

Il governo sta pensando a nuovi incentivi per gli acquisti di auto. Che ne dice?

Non è una questione centrale ma è un tema utile. L’edilizia ha il superbonus 110% per l’efficientamento energetico e va bene. Ma non è possibile che edilizia batta auto 10 a 0 . Dobbiamo pensare a un piano di incentivi adeguato anche per l’automotive. Non servono interventi spot, ma impegni di medio periodo. E poi non si punti solo sull’elettrico o sull’ibrido ma anche sull’euro 7, cioè motori endotermici a basse emissioni. Abbiamo 12 milioni di veicoli molto inquinanti in circolazione e se vogliamo essere sostenibili dobbiamo preoccuparci anche di come un pensionato o un metalmeccanico possano cambiare la vecchia Panda con un’auto a buon prezzo. 

I Bonus non finiranno soprattutto a produzioni straniere?

Infatti la questione vera è sostenere l’industria nazionale, che non vuol dire comprare auto nazionali ma sostenere la componentistica. Bisogna lavorare su più pedali. Sostenere il mercato, le trasformazioni industriali e le competenze dei lavoratori. Dobbiamo anche far cambiare il lavoro delle persone aiutandole in questo percorso di riqualificazione . Servono ammortizzatori dedicati per la trasformazione , nessuno deve essere messo in cassa a perdere, usiamoli per ricostruire i posti di lavoro , cambiare le missioni industriali e aumentare le competenze