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ANNI ’70 – SCENARIO

Il decennio che si apre all’indomani dell’“autunno caldo” è caratterizzato da una profonda stasi degli assetti sociali ed economici non solo in Italia, ma in tutto il mondo industrializzato: si ferma la crescita economica, con la crisi petrolifera aumentano i prezzi delle materie prime, le economie industriali rispondono avviando intensi processi di ristrutturazione, il problema sociale numero uno diventa l’occupazione. Crescono vaste aree di emarginazione sociale, dove troviamo soprattutto i giovani e le donne.

Cambia in Italia la cultura della gente: il referendum sul divorzio (12 maggio 1974), vinto clamorosamente dai “no” all’abrogazione della legge, è la spia di un paese divenuto più laico, più aperto. Nello schieramento del “no” si impegnano a titolo personale anche molti dirigenti della Fim e della Cisl, persino intellettuali democristiani. Anche gli equilibri politici si modificano. L’avanzata delle sinistre nelle elezioni amministrative del 1975 e in quelle politiche del 1976 movimenta il quadro politico; tra l’altro, cambiano le giunte nelle maggiori città italiane. Il Pci, che nel 1973 aveva teorizzato il “compromesso storico”, cioè l’alleanza di governo con le maggiori forze politiche popolari, lo mette in pratica tra il 1976 e il 1979, entrando nell’area di governo prima con l’astensione e poi con l’appoggio dall’esterno. Nello stesso tempo, con la rivendicazione di autonomia da Mosca, si comincia a parlare di un “eurocomunismo” con alla testa il Pci di Enrico Berlinguer, che comincia a fare i conti positivamente con il contesto delle società democratiche occidentali.

Negli anni Settanta emerge anche un terrorismo “rosso”, che assume particolare virulenza verso la fine del decennio. Il caso più clamoroso, con effetti politici laceranti, è il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro, il più importante uomo politico della Democrazia cristiana (primavera 1978). Questo terrorismo sembra accanirsi contro l’area progressista e riformista: tra le sue vittime ricorderemo il giudice Emilio Alessandrini e il giornalista Carlo Casalegno. Non risparmia neanche le fabbriche, dove ha trovato pericolose nicchie: nel gennaio 1979 le Brigate rosse assassinano un lavoratore e sindacalista metalmeccanico della Fiom, il genovese Guido Rossa. Nel solo 1979 le Brigate Rosse assassinano 29 persone. Intanto il terrorismo “nero” continua a colpire impunemente: basta ricordare le impressionanti stragi di Piazza della Loggia a Brescia, durante un comizio tenuto da Franco Castrezzati (maggio 1974), e del treno “Italicus” sulla Bologna-Firenze (agosto 1974). Il movimento sindacale è in prima linea nella difesa della democrazia. È anche un punto di riferimento per importanti sviluppi democratici che attraversano la magistratura, le forze di polizia (nasce il “sindacato di polizia”), il mondo del giornalismo, la scuola.

Nella seconda metà del decennio affiorano allarmanti difficoltà di rapporto tra sindacato e mondo giovanile e studentesco, interessato da fenomeni di radicalizzazione estrema (siamo nel 1977). Emblematica è la violenta contestazione al comizio di Luciano Lama all’università di Roma nel febbraio 1977. Per il sindacato, appare sempre più difficile rappresentare un mondo giovanile in gran parte esposto alla disoccupazione e all’assenza di prospettive per il futuro, ma che ha anche sviluppato modelli culturali e modi di vita con i quali la sinistra e il sindacato stentano a trovare canali di comunicazione.

Grandi eventi caratterizzano il panorama internazionale degli anni Settanta. Nel 1973, in Cile, un sanguinoso golpe guidato dal generale Pinochet soffoca nel sangue l’esperimento socialista democratico di Salvatore Allende; migliaia di profughi si spargono per il mondo e vengono accolti anche in Italia. In Europa invece muoiono vecchie dittature, tre paesi tornano alla democrazia: in Grecia cade la dittatura “dei colonnelli” (luglio 1974); in Portogallo l’incruenta “rivoluzione dei garofani” abbatte il regime di Salazar (aprile 1975); in Spagna muore il “caudillo” Francisco Franco (novembre 1975), crolla la dittatura, sale al trono Juan Carlos I di Borbone che avvia il ritorno alla democrazia. In Asia termina la guerra del Vietnam (aprile 1975) con la sconfitta degli Stati Uniti e la riunificazione del paese sotto le bandiere della Repubblica popolare. Nel 1976 muoiono prima Ciu En Lai e poi Mao Tse Tung: la Cina inverte la rotta, abbandona il maoismo e sotto Deng Xiao Ping si apre ai rapporti con l’Occidente e a una liberalizzazione progressiva dell’economia, senza però maturare una democrazia politica.

Storico cambiamento ai vertici della Chiesa cattolica: il 6 agosto muore Paolo VI, gli succede per un solo mese Albino Luciani (Giovanni Paolo I) e alla morte di questi viene eletto il polacco Karol Wojtyla, che prende il nome di Giovanni Paolo II. Alla fine del decennio si apre un periodo di tensione tra Est e Ovest, con l’installazione di missili in Europa da una parte e dall’altra della “Cortina di ferro”. Si affaccia lo spettro di una guerra nucleare. Nel 1979 in Europa si svolgono le prime elezioni per il Parlamento europeo; viene creato lo Sme, il Sistema monetario europeo, che consente alla monete della comunità di “fluttuare” nei cambi entro una banda mobile (il “serpente monetario”). In Gran Bretagna Margaret Thatcher è nominata primo ministro: si apre un’era di liberismo selvaggio, di smantellamento delle garanzie sociali, di emarginazione del sindacato.

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