Bentivogli: i contratti vanno salvati, un errore rinunciarvi
Ma i contratti vanno salvati
Bentivogli : errore rinunciarvi
Intervista di Federica Orlandi a Marco BENTIVOGLI segretario generale Fim Cisl
QN (Nazione, Carlino, Giorno) 7 luglio 2016
BONUS di produttività senza tetto di duemila euro, contratto nazionale in secondo piano: è la rivoluzione proposta dal ministro Calenda. Marco Bentivogli, segretario generale di Fim Cisl, ha da poco presentato il nuovo libro ‘Abbiamo rovinato l’Italia? Perché non si può fare a meno del sindacato’ sul futuro del rapporto tra sindacati e aziende.
Bentivogli, l’ipotesi Calenda inciderà sulla relazione sindacati-aziende?
«Credo che la proposta non guardi nella direzione giusta. La contrattazione si occupa già di produttività, funge da garanzia e difesa del potere d’acquisto dei salari».
Anche lei sostiene che servirebbe ben altro…
«Il fatto è che il tessuto della nostra industria ora è composto da aziende medie o piccole, quindi sarebbe più utile concentrarsi sulla contrattazione aziendale o territoriale se vogliamo migliorare la produttività».
Con quale obiettivo?
«Non c’è la necessità di mettere in soffitta il contratto nazionale, quanto quella di risolvere l’annoso problema della distinzione nettissima tra contratto nazionale e di secondo livello».
Quello della produttività non è un problema?
«Lo è piuttosto il fatto che nel Costo del lavoro per unità di prodotto (il Clup) il salario sia una componente minima, che non supera mai il 15 / 16 per cento. Scaricare il problema sulla contrattazione ha senso solo per metà: bisognerebbe anche fare ripartire gli investimenti, per migliorare la produttività».
Nel suo libro lei fa anche confronti con esperienze estere. Esistono realtà simili a quella proposta dal ministro?
«All’estero tutte le imprese che funzionano sono basate sulla partecipazione. Gli obiettivi di produzione sono meglio centrati quando sindacati e lavoratori sono coinvolti in prima persona anche nelle decisioni strategiche. È tenere il lavoratore al centro che crea competitività, superando l’idea dell’imprenditore italiano che dice solo ‘qui comando io’. È quello che cerco di spiegare nel mio libro».
Che scherza sui sindacati come ‘rovina dell’Italia’…
«…quando invece non si può fare a meno di loro. I sindacati sono il mezzo per anticipare i cambiamenti e trasformare la rabbia e l’insoddisfazione attuali dei lavoratori in energia positiva».
Se la proposta Calenda passasse, troverebbe un muro da parte dei sindacati?
«Noi siamo sempre aperti al confronto. Ma non si è mai sentito che in Italia il governo decidesse della contrattazione, che nasce dal rapporto tra imprese e sindacati».
E che dovrebbe fare?
«Il governo dovrebbe favorire la partecipazione: quando si tratta di produttività e profitti, il contratto sarà sempre più flessibile e adattabile di una legge».
Qual è lo scoglio delle trattative tra sindacati dei metalmeccanici e Federmeccanica?
«Il rifiuto di Federmeccanica di riconoscere la difesa del potere d’acquisto dei salari, pareggiandolo all’inflazione. Noi siamo disponibili a formare contratti su basi completamente nuove, ma per aumentare la copertura contrattuale, non ridurla al 5%, come propongono gli industriali».